Un ricco mercante turco desidera portare una compagnia di cantanti lirici italiani in tourné a Smirne, in Turchia. Affiancato nell'impresa da Beatice e dalla contessa Lasca, entrerà a contatto con un gruppo di atleti miseri e assetati di danaro. Tra cantanti, musici, sensali c'è grande fermento, le primedonne fanno a gara nell'alzare le loro richieste, sparlano ferocemente le une delle altre, fino a mettere in fuga l'aspirante impresario.
Una commedia dai toni apparentemente leggeri ed esaltanti dove gli attori si divertono a fare la parodia di se stessi nel mondo del teatro, nelle sue miserie e nelle sue glorie, nelle sue bizze e nelle sue inquietudini. L'impresario delle Smirne diventerà così una commedia in perfetto equilibrio fra ritratto di costume e comicità gustosa, fra indagine divertita sulla scena del suo tempo e invenzioni drammaturgiche. Goldoni non si risparmia una critica amara su quel mondo da lui amato che sottolinea la disperazione e la malinconia esistenziale dei personaggi non esitando a mettere in luce le stravaganze e le miserie degli artisti il lutto, però, senza mai sacrificare una soluzione a favore del gioco e dell'ilarità.
L'Impresario delle Smirne è in fondo un testo anomalo, difficile da etichettare: non sviluppa una trama vera e propria, non racconta una storia esemplare improntata a quella rappresentazione critica del mondo e dei ruoli sociali e famigliari che ispira la maggior parte delle opere goldoniane: essenzialmente è un affresco satirico del teatro musicale dell'epoca, il graffiante ritratto di una fauna pettegola e capricciosa di «virtuose», di improbabili tenori, di maldestri poeti drammatici. Ed è soprattutto una desolata evocazione delle loro povere stanze di locanda, e dei profittatori, dei nobilastri da strapazzo che con ogni pretesto vi si insinuano.
...continua
|